Alla Ricerca dell’Aula Perduta ovvero i Predatori della Democrazia Maledetta


1° Antefatto
Il gruppo Mosquito aveva da tempo organizzato un dibattito intitolato “teorie e tecniche della comunicazione pubblicitaria” per la serata del 23 ottobre nell’aula 1 della Facoltà di Scienze Politiche.

2° Antefatto
Il giorno prima, mercoledi 22 ottobre, il Presidente del Consiglio forse proprio perche’ in carica, annuncia delle cariche, ma della polizia contro gli studenti in agitazione.

A questo punto il lettore attento si chiederà: cosa c’entrano i due fatti?
poco o nulla vien da dire, ma a quanto pare c’e’ chi non la pensa così, dunque, andiamo avanti…

Torniamo a giovedì 23 ottobre, molti Presidi delle Facoltà  dell’Ateneo pisano sfilano per le vie della città assieme a studenti, ricercatori, precari e varie componenti della società  civile, manifestando per la difesa dell’Università  pubblica come luogo di libera elaborazione e fruizione del sapere.

A dimostrazione della sua cristallina coerenza e spavalda difesa della libertà d’espressione il Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Claudio Palazzolo, decide che, all’interno della sua stessa Facoltà, la difesa di questo diritto pur non essendo in nessun modo in discussione, debba essere subordinata alle nuove direttive del Governissimo.

Infatti a poco meno di 12 ore dall’inizio del fatidico dibattito, il suddetto Preside nega improvvisamente la disponibilità dell’aula, nonostante la stessa fosse stata dallo stesso già concessa alcuni giorni prima.

Perchè? chiedono immediatamente quelli di Mosquito.

L’illustrissimo ha pronta la risposta: c’è un solo un piccolo problema di ordine tecnico, ovvero è impossibile garantire un servizio di vigilanza da parte dell’amministrazione di ateneo. Nessun interesse da parte sua di dove spostare l’iniziativa, che ricordiamo essere già fissata da tempo e in accordo con le Autorità accademiche.

A questo punto i ragazzacci di Mosquito, nell’impossibilità di rimandare l’iniziativa a causa del non sufficente preavviso, iniziano a meditare l’ipotesi di tenere lo stesso il dibattito in quell’aula, impedendo di fatto la chiusura della stessa.

Apriti cielo!

Palazzolo e Baggiani (immediatamente accorso, c’e’ chi dice in suo soccorso) scoprono le reali motivazioni del rifiuto dell’aula della discordia: a seguito delle gravissime minacce del Presidente del Consiglio di repressione violenta di un movimento che fino a questo momento si è dimostrato assolutamente pacifico e delle successive surreali quanto ciniche dichiarazioni dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga, le istituzioni (a partire dal Rettore e da lì a scendere lungo la catena gerarchica dell’universita) hanno preferito sbarrare le porte di tutte le facoltà.

Come? Cosa? Dove? Perchè? gli fanno eco i ragazzacci di cui sopra “beh lasciamo perdere, ma l’iniziativa s’ha da fare” (n.d.r. che quelli si sa sono duri come le pine verdi!)

Com’è come non è improvvisamente, la sicumera dipinta sui volti delle illustri autorità lascia spazio ad ampi sorrisi e a grande disponibilità per trovare una soluzione logistica al problema che loro stessi avevano causato con il loro diniego, e per farla breve l’iniziativa si è poi svolta in un’aula dell’università  esterna alla Facoltà di Scienze Politiche proprio perchè, a detta dello stesso Preside, tale spazio non rivestiva alcun “valore simbolico”.

Beh, insomma, l’iniziativa s’e’ svolta, e nonostante tutti gli intoppi è stata anche interessante.

Resta purtroppo il sapore un po’ amarognolo nella bocca di chi si sarebbe aspettato che, a maggior ragione dopo le dichiarazioni del Presidentissimo Berlusconi, il Rettore e il Preside di Scienze Politiche, difendessero la libertà di manifestare e di esprimersi, spalancando le porte dell’Università per promuovere iniziative culturali già in programma, ma soprattutto momenti di dibattito, riflessione critica. Che in qualche modo ci fosse una reazione all’attacco su ogni fronte che la libertà di pensiero e di espressione sta subendo in questa fase storica il nostro paese.

A questo punto ci interroghiamo e interroghiamo le Istituzioni universitarie e il Preside Palazzolo sul significato “simbolico” dell’università.
Noi siamo convinti che dovrebbe essere simbolo di autonomia di pensiero e di libertà di critica, libera da ogni pressione esercitata dal potere di turno.

Per questo pensiamo che sarebbe servito un “atto di disobbedienza” lasciando aperte le porte della facoltà. Al contrario, il capo chino di fronte all’ordine di ostacolare i momenti di dibattito, le istituzioni del nostro Ateneo dimostra di avvallare, consapevolmente o meno, un’idea di università , quale è quella più volte proclamata dall’attuale Governo e da quelli che l’hanno preceduto.

Una Università in cui gli studenti sono concepiti solo come prodotti per il futuro mercato del lavoro e non come cittadini capaci di relazionarsi alla realtà e al mondo con coscienza critica e consapevolezza.

Non possiamo quindi che congratularci vivamente col Preside di Scienze Politiche per le sue indiscutibili funamboliche capacità di sostenere formalmente la protesta del movimento studentesco sfilando nei cortei, mentre di fatto collabora al soffocamento del movimento stesso accettando le prescrizioni del governo a cui dovrebbero opporsi.

Per carità, non è successo niente di grave, speriamo solo sia un fatto isolato e non il sintomo di qualcosa di peggio
Dormi sonni tranquilli caro Preside…
…che si sa: le zanzare pungono di notte!!!

¡Mosquíto!
se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara in una stanza chiusa

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