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Coca-Cola

    Coca-Cola in India by Latuff (http://latuff2.deviantart.com)

    Coca-Cola in India by Latuff (http://latuff2.deviantart.com)

    Alzi la mano chi non conosce la Coca-Cola. Forse una risposta negativa è poco probabile, visto che la The Coca-Cola Company è una delle più grosse multinazionali del pianeta che aspira ad essere “parte integrante del contesto sociale e naturale che la circonda” [1]; così tanto integrata che influenza questo contesto, letteralmente ne costruisce degli aspetti. Babbo Natale, per esempio: l’immagine di un rosso e rubicondo nonnetto con una folta barba bianca è il prodotto di una campagna pubblicitaria ad hoc degli anni ’30 [2]. Fosse solo questo, che problema ci sarebbe? E’ una dolce illusione per bambini, lasciamoli sognare un altro po’…

    Se però facciamo un po’ più attenzione, il grado di incidenza delle notissime bollicine e delle sue bevande sorelle (pensiamo ad esempio alla Fanta, alla Sprite, ai succhi di frutta Minute Maid, etc. [3]) su questi “contesti” è altissimo: non solo esse dissetano il mondo (nel 2011 si stimano quasi 2 miliardi di consumazioni a marchio The Coca Cola Company [4]) ma scandiscono il tempo della festa ( Natale e Coca-Cola vanno a braccetto [5]) e del gioco (la The Coca Cola Company è dal 1928 sponsor ufficiale dei Giochi Olimpici [6]), sino al semplice stare insieme ( pizza e Coca Cola con gli amici, chi non l’ha mai fatto?). In questo modo, più che di semplici bevande, si potrebbe parlare di uno stile di vita di cui la The Coca-Cola Company e le sue bibite sono uno degli assi portanti; o, all’inverso, di un’azienda e di una serie di merci che aspirano ad accompagnare e ad essere parte integrante di alcuni momenti centrali della nostra esistenza.

    C’è dell’altro, comunque: ci troviamo di fronte ad una delle più grandi multinazionali del pianeta, con un giro d’affari altissimo (circa 35 miliardi di dollari [7]), che necessita di un tessuto produttivo ramificato: non ci sono solo i “creativi” del marketing, qui si parla di produrre materialmente delle merci che richiedono, ad esempio, operai adibiti al processo di imbottigliamento. Come si muove l’azienda rispetto a questo problema? La The Coca-Cola Company tendenzialmente produce solo sciroppi e concentrati, che poi vengono venduti a della imprese di imbottigliamento più o meno dipendenti da essa, le quali si occupano del completamento del ciclo produttivo, realizzando e distribuendo il prodotto finito [8].
    Questi imbottigliatori sono sparsi un po’ ovunque per i 5 continenti, anche in Paesi socialmente e politicamente molto complessi, come la Colombia; qui, nell’ambito di una guerra a bassa intensità portata avanti dallo Stato con l’appoggio di truppe paramilitari, dal 1996 gli stabilimenti della Panamco, ( proprietà dal 5/2003 della Coca-Cola FEMSA, la principale azienda di imbottigliamento dell’America Latina che, a sua volta, è detenuta per il 30,6% dalla The Coca-Cola Company [9]) sono stati teatro di una intensa repressione antisindacale operata dai paramilitari contro esponenti del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell’Industria Alimentare (SINALTRAINAL) e i loro familiari [10]. Inoltre, secondo la denuncia presentata dallo stesso sindacato alla Corte Federale degli Stati Uniti d’America nel marzo 2001, negli stabilimenti della Bebidas y Alimentos di Urabà (impresa imbottigliatrice indipendente che, come tante altre, ha stipulato con la multinazionale di Atlanta un Bottle Agreement che determina le condizioni di manifattura e vendita dei prodotti finiti [11], vincolando strettamente una serie di fattori che vanno dalla qualità del prodotto alle relazioni sindacali [12]) dall’anno 1992 al 2001 è stata messa in atto una massiccia strategia antisindacale che è arrivata all’omicidio di alcuni esponenti del SINALTRAINAL stesso [13].
    Nel complesso, stando alle accuse rivolte dal sindacato colombiano alla The Coca-Cola Company, dal 1990 al 2008 negli stabilimenti di imbottigliamento legati alla multinazionale sono stati uccisi 12 leaders sindacali e un manager filosindacale, a cui vanno aggiunte le ripetute violenze e intimidazioni nei confronti degli iscritti al sindacato e delle loro famiglie [14]; esaurite senza successo le vie legali in Colombia, nel Luglio 2003 il SINALTRAINAL ha lanciato una campagna mondiale di boicottaggio sui prodotti della The Coca-Cola Company [15] che, in Italia, ha dato impulso alla nascita dalla RE.BO.C (Rete Boicottaggio Coca-Cola)[16]. A tutt’oggi, la spirale di violenza contro i sindacalisti colombiani e i loro familiari non si è ancora fermata [17].

    Sempre per rimanere in tema di esigenze produttive, si nota facilmente che, per produrre una lattina di Coca-Cola, è richiesta una certa quantità d’acqua; la soluzione più comoda a tale necessità è quella di appoggiarsi alle risorse idriche del luogo in cui è impiantato lo stabilimento di produzione: una mossa assolutamente non neutra, che può avere delle pesanti ricadute sul territorio.
    Solo per fare un esempio, nella regione del Kerala, in India, il prelievo continuo dell’acqua dal 1998 ha provocato un progressivo prosciugamento delle falde acquifere, a cui si è accompagnato l’inquinamento delle stesse dovuto al lavaggio delle bottiglie, con danni pesantissimi per l’agricoltura e per i contadini del luogo. Davanti a questo stato di cose, nel 2002 un movimento popolare appoggiato dalle istituzioni locali ha cominciato una campagna di protesta nonviolenta che è riuscita ad ottenere nel 2003 un’importante vittoria: di fronte all’Alta Corte del Kerala è stato riconosciuto alla comunità locale il diritto di controllare il processo di sfruttamento dell’acqua messo in atto dallo stabilimento Coca-Cola del luogo; più recentemente, una commissione d’inchiesta voluta dal governo del Kerala è giunta alla conclusione che la The Coca-Cola Company deve risarcire allo stato indiano circa 352 milioni di euro per danni ambientali e alla salute [18].

    Killer-Coke by Latuff (http://latuff2.deviantart.com/)

    Killer-Coke by Latuff (http://latuff2.deviantart.com/)

    Queste poche righe sono solo uno spunto da inquadrare all’interno di una riflessione più generale sul consumo e sul ruolo che questo ha nel mondo contemporaneo. Consapevoli del fatto che consumare non è qualcosa di neutro, ma un atto profondamente politico sul quale si impernia la nostra società[19], come ¡Mosquito! abbiamo sviluppato una serie di percorsi di sensibilizzazione alla questione Coca-Cola, per informare e fornire alcuni strumenti critici sull’argomento e per appoggiare concretamente la campagna di boicottaggio dei prodotti della The Coca-Cola Company lanciata dal SINALTRAINAL qui in Italia.
    Il 2006 è l’anno delle Olimpiadi Invernali di Torino, e la Coca-Cola è uno degli sponsor principali; nel dicembre 2005, approfittando del passaggio del tedoforo e della fiaccola olimpica quale momento di maggior visibilità per il rilancio della campagna di boicottaggio, un insieme di realtà politiche pisane (fra cui anche i futuri membri di ¡Mosquito!) ha dato luogo ad un momento di contestazione nei confronti della multinazionale di Atlanta. Un’iniziativa che si inserisce all’interno di una serie si azioni organizzate in tutta Italia [20] per denunciare il ruolo della The Coca-Cola Company rispetto alla situazione colombiana, e la più generale operazione di greenwashing che essa mette in atto per apparire sensibile e attenta ai problemi del pianeta e delle persone, quando invece è da considerare parte e causa di tali problemi, piuttosto che una soluzione.
    Dopo la contestazione abbiamo aderito come ¡Mosquito! alla rete RE.BO.C e dato vita a 2 momenti di discussione (giugno e ottobre 2006), entrambi intitolati “Dr.Coca e Mr.Cola – dall’immagine allo sfruttamento”, volti ad analizzare il fenomeno Coca-Cola da più punti di vista: partendo dal concetto di brand quale elemento ormai indispensabile nella dimensione pubblica e “visibile” di una grossa multinazionale, si è cercato di scavare più a fondo, alla ricerca dei significati simbolici associati ad esso, per valutarne le influenze sui nostri stili di vita; a ciò sono seguite delle riflessioni su ciò che c’è dietro l’immagine creata dalla marca: una dimensione concreta fatta di sfruttamento e violenza sull’ambiente e sull’uomo (India e Colombia sono solo due esempi).
    Qui e qui si trovano i materiali che abbiamo prodotto per cercare di illustrare i due volti della multinazionale di Atlanta, il modo “pulito” con cui si rivolge ai consumatori e quello con cui si pone rispetto ai lavoratori e ai territori nei quali produce…usateli pure liberamente e diffondeteli!

    Altre iniziative a breve…

[1] http://www.coca-colaitalia.it/engagements.aspx
[2] Cfr. http://www.coca-colaitalia.it/advstory.aspx
[3] In Italia la The Coca-Cola Company è presente coi seguenti marchi: Aquarius, Beverly,
BonAqua, Burn, Cappy, Coca-Cola, Fanta, Illy, Kinley, Lilia Emotion, Nestea, Sprite, Powerade,
Minue Maid, Felicia, Lilia, Solaria, Sveva, Toka, Vivien cfr. Centro Nuovo Modello di Sviluppo,
Guida al Consumo Critico, EMI 2008, p. 267
[4] Cfr. http://www.coca-colaitalia.it/history.aspx
[5] Cfr. http://www.thecoca-colacompany.com/dynamic/press_center/All-
Entries/66961/press_kit_video.html

[6] Cfr. http://www.coca-colaitalia.it/activelifestyles.aspx
[7] Cfr. http://www.impreseallasbarra.org/index.php/Coca-Cola
[8] Cfr. Rapporto Annuale Coca-Cola 2010, p. 3 http://www.thecoca-colacompany.com/investors/form_10K_2010.html
[9] Cfr. http://www.coca-colafemsa.com/femsa/web/conteudo_en.asp?conta=44&id=73210&tipo=27616&idioma=1 e http://www.coca-colafemsa.com/kof/ABOUT/ENG/indexabout_eng.htm
[10] Cfr. RE.BO.C, Dossier Colombia, p. 32
(http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/dossier.html) e http://www.laborrights.org/end-
violence-against-trade-unions/colombia/news/11391

[11] Cfr. Rapporto Annuale Coca-Cola 2010, pp. 9-10
[12] Cfr. OPPIDUM, Rapporto Indipendente sulla The Coca-Cola Company, p. 35
(http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/COCACOLA_scheda.pdf)
[13] Cfr. RE.BO.C, cit., pp. 22-29
[14] Cfr. Centro Nuovo Modello di Sviluppo, cit., p. 271 e, in generale
http://www.sinaltrainal.org/index.php?option=com_content&task=category&sectionid=4&id=13&Itemid=34
[15] Campagna che continua tutt’ora, cfr. http://www.sinaltrainal.org
[16] cfr. http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/iniziative/nodi/NODI%20LOCALI.pdf
[17] http://www.sinaltrainal.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1806&Itemid=1
[18] Cfr. OPPIDUM, cit., pp. 36-38, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, cit., pp. 269-270 e
http://www.ilmanifesto.it/attualita/terra-terra/manip2pz/4ba8fe332fe6f/manip2r1/coca%20cola/
[19] Cfr. Jean Baudrillard, La società dei consumi, Il Mulino 2008, p. 83 e Centro Nuovo Modello
di Sviluppo cit., p. 11.
[20] http://it.wikipedia.org/wiki/Fiamma_olimpica_dei_XX_Giochi_olimpici_invernali#Contestazioni

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Vivi la Colombia

Cartolina Vivi la Colombia con Coca-Cola

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Dr.Coca & Mr.Cola

dr Coca mr ColaIn occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, il tedoforo avrebbe percorso con la fiaccola le vie di Pisa. A noi, un gruppo di persone provenienti da realtà eterogenee, contrariava il fatto che questa manifestazione, storicamente simbolo di incontro, solidarietà e uguaglianza tra individui e popoli, fosse sponsorizzata da multinazionali come Coca Cola, che sistematicamente ledono i diritti fondamentali dell’uomo e senza alcun rispetto per l’ambiente. Abbiamo per questo deciso di organizzare un’azione di controinformazione nel tentativo di orientare l’attenzione dei presenti sul lato oscuro del marchio.

Da questo evento è emersa l’esigenza di intraprendere un percorso di riflessione e autoformazione sul significato del modello economico neoliberista che, creando una forte distanza, non solo a livello prettamente geografico, tra produttori e consumatori, pone le basi sia per lo sfruttamento dei primi sia dell’atteggiamento acritico e passivo dei secondi.

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