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Il Parco di Cisanello si farà: abbiamo vinto!!!

nellocisavittoriaDopo più di due anni di battaglie, di assemblee, banchetti, comunicati, raccolte firme, pranzi, cene, l’Amministrazione Comunale ha deciso di ascoltare la voce dei cittadini e accogliere la nostra proposta.

http://www.pisainformaflash.it/notizie/dettaglio.html?nId=13389

Voglio ringraziare personalmente tutte le persone, gli amici, le associazioni, i soggetti che mi hanno sostenuto in questa
battaglia per il bene comune. Avremo davvero una grande area verde per tutta la città. Un grande parco urbano dove andare a correre, portare i bambini a giocare, prendere il sole, leggere un libro, fare un pic-nic…
…grazie a tutti!!!

Vi aspetto Sabato 23 Marzo alle 16.00, in via Bargagna (Pubblica Assistenza) per festeggiare tutti insieme la primavera e il Parco di Cisanello perduto, cercato e finalmente ritrovato!!!

Nello Cisa
per il gruppo operativo Parco di Cisanello

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Non lasciar divorare altro verde dal cemento

mostro_vs_parco_di_cisanello

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Discutiamo pubblicamente sul futuro del Parco di Cisanello

parco di cisanello - panchina

La prima panchina del Parco di Cisanello è pronta!!!

Leggendo il comunicato dell’Amministrazione comunale riguardante le previsioni sull’area verde nella quale da due anni chiediamo la realizzazione di un grande parco urbano, l’ormai famoso Parco di Cisanello, rimaniamo sorpresi dall’annuncio di un parco di ben otto ettari: quello che chiediamo da ormai due anni diventa realtà! Purtroppo non è così. Nei conti infatti si sommano insieme le pere con le mele: ovvero alla previsione di parco pubblico di 4,5 ettari nell’area in questione, si sommano i giardinetti intorno alle torri di Bulgarella (standard urbanistici obbligatori per legge), il verde pertinenziale della Stella Maris e altro ancora. Parlare di un parco come sommatoria di tanti pezzetti separati da strade non ci sembra il modo corretto di affrontare la questione posta dai cittadini.

Registriamo invece con favore il ridimensionamento delle previsioni edificatorie: dalle immagini pubblicate sembra essere sparito un edificio proprio nella zona del parco rispetto alle proposte iniziali fatte dalla Provincia. Questo è un fatto sicuramente positivo, che ci convince ancora di più della bontà della battaglia che stiamo facendo e speriamo che sia un segnale di apertura di un dialogo con i cittadini da parte dell’Amministrazione comunale, dialogo da noi sempre cercato con l’intento di raggiungere l’obiettivo del bene comune.

Allo stesso tempo ci poniamo ancor più forti le stesse domande: se non c’è più la necessità di nuove costruzioni nel quartiere, perché realizzare, oltre alla struttura della Stella Maris, anche due grandi edifici destinati a uffici e pubblici esercizi quando in città ci sono dozzine di fondi sfitti? Sono davvero necessari? Perché realizzare un supermercato a meno di 400 metri dal centro commerciale Pisanova e ad un chilometro alla PAM? è davvero necessario?

La nostra idea è semplice: il parco di Cisanello è un patrimonio troppo importante per essere sacrificato a interessi diversi da quelli della cittadinanza. Chiediamo quindi che siano eliminati anche gli edifici previsti nelle UMI 1 e 2 e che nell’area tra Via Bargagna e Via Cisanello rimanga solo la Stella Maris, inserita in un grande parco urbano così da renderla una struttura unica nel panorama nazionale. Se serve qualcosa in quell’area sono spazi di socialità e aggregazione, in modo da renderla viva e frequentata, scongiurando così qualsiasi problema di gestione. Proponiamo all’amministrazione di discutere costruttivamente, in assemblee pubbliche appositamente organizzate, con tutti i cittadini prima dell’approvazione della variante oggi in discussione, e di non limitare la discussione all’interno del CPT 5.

Legambiente Pisa – WWF Pisa – Mosquito – Lipu – Salviamo l’acquedotto mediceo

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Costruiamo un vero parco a Cisanello!

cisa nello alla ricerca del parco perduto

cisa nello alla ricerca del parco perduto

Domenica 23 Settembre 2012 ore 15.00

Via Bargagna accanto alla Pubblica Assistenza

vieni a darci una mano a pulire, piantare, costruire panchine…
…insomma ad allestire il futuro parco di Cisanello.

Se vuoi porta una piantina e qualche attrezzo.

sono previste anche attività per i bambini…
…dalle 19.00 rinfresco.

Il Parco delle Torri?

Il quartiere di Pisanova sarà caratterizzato non da una ma da ben due torri, visibili da km di distanza e da tutta la città così come, n dal XIII secolo, è stata la torre pendente l’elemento simbolo della Pisa storica.

Lo chiamano il Parco delle Torri ma è solo l’ennesima colata di cemento che si sta riversando su Pisa mentre il vero parco è sotto attacco

scarica il volantino dell’iniziativa qui


È nato il Parco di Cisanello

Nella giornata di ieri, Domenica 23 Settembre 2012, una cinquantina di cittadini di tutte le età si è ritrovata nell’area verde abbandonata tra via Bargagna e via Cisanello. L’appuntamento, lanciato dal gruppo di associazioni che da anni lotta per la realizzazione di un parco urbano in quell’area, aveva lo scopo dichiarato di cominciare a realizzare il parco dal basso. In attesa che le amministrazioni competenti – Provincia (proprietaria dell’area) e Comune (decide le destinazioni d’uso) – si mettano d’accordo, i cittadini hanno cominciato, con le loro braccia e i loro attrezzi a costruire un parco.

L’obiettivo di ieri era cominciare dalla realizzazione di un sentiero che consenta a tutti di apprezzare la bellezza e il valore di quell’area, in modo da capire cosa si perderebbe se fosse cementificata. Il sentiero prosegue dallo stradello già esistente che dalla pubblica assistenza porta all’impianto di clorazione dell’acquedotto, fino a sbucare su via Bargagna all’altezza delle Poste. Si attraversano ambienti molto diversi tra loro: alberi ad alto fusto, campi di sterpaglie e more, dove un tempo c’erano i campi coltivati, boschetti di prugnoli selvatici ed altre essenze spontanee. Da ieri è possibile passeggiare in questo patrimonio di verde nel bel mezzo del quartiere più popoloso e trafficato della città, sono stati infatti rimossi gli ostacoli, messi in opera delle passerelle sui vecchi canali di scolo, piantati numerosi alberi, da frutto e non, per abbellire il sentiero.

Al centro del percorso, nel cuore del parco, c’è persino una piccola area di sosta, impreziosita da piante di vario tipo, da un orticello, e da una panchina realizzata con materiale di recupero. I bambini che hanno partecipato all’iniziativa hanno deciso di chiamarla Piazza della Natura, con tanto di cartello.

I promotori della giornata vogliono ringraziare tutti i cittadini che hanno partecipato, anche chi è venuto a fare una semplice passeggiata, e invitano tutti ad aver cura e abbellire sempre di più questo sentiero. Ci auguriamo che sia solo un piccolo inizio per un grande parco nella nostra città.

Gruppo di associazioni e cittadini per il parco di Cisanello

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Pisa Park(ing) Day 2012

Logo parkingDayErba al posto della piazzola di sosta

Il progetto nato a San Francisco arriva a Pisa venerdi 21 e sabato 22 settembre per occupare una piazzola trasformandola in un’area all’insegna della creatività.
Via l’auto dal parcheggio e al suo posto mettiamo una piazzola d’erba, portiamo un ombrellone, fiori, sedie, scacchi, bocce…
…purché diventi uno spazio aperto a tutti dove ritrovarsi e chiacchierare.

scarica il volantino dell’iniziativa qui

 

 



Più Parchi meno Parcheggi

Oggi, in più di 160 centri urbani di tutto il mondo artisti, attivisti e cittadini trasformano temporaneamente parcheggi in piccoli parchi pubblici o in altri spazi di aggregazione. Si tratta del Park(ing) Day, che nasce nel 2005 negli Stati Uniti con l’obiettivo di sfidare le menti a ri-pensare il modo in cui le strade vengono usate e per riflettere sull’esigenza di cambiamenti che sarebbero necessari alle infrastruttura urbana.
Nelle grandi città come nei piccoli centri il traffico e l’inquinamento continuano ad aumentare in modo insostenibile e i piani urbanistici non sono in grado di produrre spazi di vita sani e piacevoli. Il Park(ing) day chiede ai cittadini di re-immaginare le possibilità del paesaggio urbano.
Su questo concetto semplice si articola la tre giorni che il gruppo di associazioni e cittadini per il Parco di Cisanello, insieme a Rebeldìa organizzano per questo fine settimana.
Due giorni, Venerdì 21 e Sabato 22, di creatività in strada, inserendo parchi e luoghi di relax tra le auto parcheggiate. Si occupa un parcheggio per un certo periodo pagando la sosta, ma invece di “sprecare” quello spazio con una ennesima automobile, si prova a dargli nuova vita mettendo in scena un parco in miniatura. Prato, sedie, piante e tavolini caratterizzeranno, seppur per pochi minuti, i parcheggi della nostra città.
Il carattere evidentemente simbolico vuole far riflettere su come utilizziamo un bene sempre più prezioso e sempre più raro: lo spazio a disposizione di tutti.
Questa riflessione ovviamente non può che riguardare anche la grande area ad oggi inutilizzata a Cisanello, che deve diventare il grande Parco Centrale di Pisa. Per questo domenica, le associazioni e i cittadini per il parco cominceranno a anticipare il suo futuro. Armati di buona volontà e di vanghe, daremo vita ad un percorso fruibile con passerelle, corrimano, aiuole, alberi e panchine che faccia conoscere quell’enorme patrimonio di verde a tutti i cittadini, che spesso ci passano a fianco in auto, ma che raramente si accorgono della sua presenza.
Invitiamo tutti a venire armati di attrezzi da giardinaggio, piante o alberelli ormai troppo grandi per il vostro balcone o anche “solo” di voglia di cominciare a prendersi cura della nostra città, Domenica 23, dalle 15 in poi presso il Parco di Cisanello (ingresso a fianco della Pubblica Assistenza in via Bargagna). Alla fine dei lavori è previsto un piccolo rinfresco.
L’amministrazione comunale si dice intenzionata a prevedere la realizzazione del parco così come richiesto: bene! Noi intanto cominciamo…

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La nostra immortale favolosità

Logo Toscanapride 2012Il 7 luglio a Viareggio manifesteremo come lesbiche, gay, bisessuali, trans*, intersessuali e queer, in occasione del Toscana Pride. Può sembrare strano un Pride in una regione aperta com’è stata in questi anni la Toscana. Ma la legge regionale che otto anni fa aveva reso questo territorio il più avanzato d’Italia è rimasta in gran parte inapplicata.

Manifesteremo per una cultura della non discriminazione, perché pretendiamo uno Stato laico ed esigiamo interventi istituzionali che ci garantiscano la piena parità di diritti e cittadinanza. Manifesteremo perché siano riconosciuti i nostri amori e sia garantita la nostra salute; per non essere più maltrattat* nelle scuole o in famiglia, né marginalizzat* e sfruttat* nel mondo del lavoro. Manifesteremo perché vogliamo essere liber* di dire chi siamo e vivere con serenità.

Vogliamo i matrimoni, i registri delle unioni civili e l’equiparazione anagrafica per nuclei familiari dello stesso sesso; vogliamo riconosciuto il nostro pieno diritto e ruolo di genitori, quali che siano le nostre famiglie; vogliamo un personale sanitario formato alle differenze.

Non manifesteremo solo per noi stess*: le lotte per i diritti civili riguardano tutt*.

Manifestiamo, lottiamo, capiamo. Plural*, favolos*, immensamente orgoglios*. Insieme.

scarica il documento politico in PDF

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Cosa vogliono le donne?

Apprendiamo che dall’11 al 13 maggio 2012 si terrà al Palazzo dei Congressi di Pisa l’evento “Quello che le donne vogliono”.

Ma cosa vogliono le donne?

A giudicare dal volantino che pubblicizza l’iniziativa sembra che i loro desideri ruotino intorno a tre concetti di riferimento: essere belle, essere alla moda, essere delle consumatrici. “L’universo femminile è il tema”, recita il sottotitolo: un cosmo dai confini molto limitati, se si riduce solo a questi tre aspetti.

Se “la vera protagonista è la donna” con “le sue mille meravigliose sfaccettature” non capiamo perchè venga offerta un’unica rappresentazione di femminilità aderente ai canoni sessisti di bellezza e ai modelli occidentali di consumo, che creano quelle gabbie culturali contro le quali ci battiamo quotidianamente.

I desideri delle donne possono essere davvero ridotti alle “coccole” e all’essere riempite di attenzioni per 3 giorni all’anno?
Ci risulta banalmente che le giovani donne desiderino lavoro, welfare, politiche di genere e rispetto per le differenze (migranti, comunità LGBTIQ…), ma anche amore e amicizia senza pregiudizi, riconoscimento delle proprie capacità e possibilità di scegliere cosa e come essere senza doversi adeguare a modelli e aspettative basate su stereotipi sempre meno accettabili e reali; le meno giovani, oltre a tutto questo, auspicano per esempio alla possibilità di andare in pensione e a non vedere continuamente calpestate le conquiste ottenute tramite dure battaglie per i diritti di genere.

Non si discute il fatto che una fiera di aziende relative al campo dell’estetica e della cura del corpo si possa e si debba fare, ci preoccupa la reiterata immagine stereotipata che viene perpetrata a danno delle donne attraverso il messaggio dell’evento. Non dimentichiamo che negli ultimi dieci anni la cura del corpo è anche e sempre più materia maschile, ma questo non è conforme alla rappresentazione dominante del maschio virile “che non deve chiedere mai”, quindi si ritorna ad usare la vecchia immagine della donna bella.

In altre occasioni il Comune e la Provincia di Pisa hanno promosso eventi volti alla costruzione di immaginari molteplici legati al corpo e al ruolo della donna; rispetto a ciò, rileviamo una contraddizione nel patrocinare un evento che ha la presunzione di riassumere l’intero universo femminile e i suoi desideri all’interno di una dimensione stereotipizzante ed esclusivamente estetica.

Chiediamo pertanto una presa di posizione da parte di Comune, Provincia e dei rispettivi Assessorati alle Pari Opportunità che risolva questa ambiguità.

ArciLesbica Pisa, Casa della Donna Pisa, Fratelli dell’Uomo, Collettivo le Grif, ¡Mosquíto!, Gruppo il Sessismo nei linguaggi della Casa della Donna

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Coca-Cola

    Coca-Cola in India by Latuff (http://latuff2.deviantart.com)

    Coca-Cola in India by Latuff (http://latuff2.deviantart.com)

    Alzi la mano chi non conosce la Coca-Cola. Forse una risposta negativa è poco probabile, visto che la The Coca-Cola Company è una delle più grosse multinazionali del pianeta che aspira ad essere “parte integrante del contesto sociale e naturale che la circonda” [1]; così tanto integrata che influenza questo contesto, letteralmente ne costruisce degli aspetti. Babbo Natale, per esempio: l’immagine di un rosso e rubicondo nonnetto con una folta barba bianca è il prodotto di una campagna pubblicitaria ad hoc degli anni ’30 [2]. Fosse solo questo, che problema ci sarebbe? E’ una dolce illusione per bambini, lasciamoli sognare un altro po’…

    Se però facciamo un po’ più attenzione, il grado di incidenza delle notissime bollicine e delle sue bevande sorelle (pensiamo ad esempio alla Fanta, alla Sprite, ai succhi di frutta Minute Maid, etc. [3]) su questi “contesti” è altissimo: non solo esse dissetano il mondo (nel 2011 si stimano quasi 2 miliardi di consumazioni a marchio The Coca Cola Company [4]) ma scandiscono il tempo della festa ( Natale e Coca-Cola vanno a braccetto [5]) e del gioco (la The Coca Cola Company è dal 1928 sponsor ufficiale dei Giochi Olimpici [6]), sino al semplice stare insieme ( pizza e Coca Cola con gli amici, chi non l’ha mai fatto?). In questo modo, più che di semplici bevande, si potrebbe parlare di uno stile di vita di cui la The Coca-Cola Company e le sue bibite sono uno degli assi portanti; o, all’inverso, di un’azienda e di una serie di merci che aspirano ad accompagnare e ad essere parte integrante di alcuni momenti centrali della nostra esistenza.

    C’è dell’altro, comunque: ci troviamo di fronte ad una delle più grandi multinazionali del pianeta, con un giro d’affari altissimo (circa 35 miliardi di dollari [7]), che necessita di un tessuto produttivo ramificato: non ci sono solo i “creativi” del marketing, qui si parla di produrre materialmente delle merci che richiedono, ad esempio, operai adibiti al processo di imbottigliamento. Come si muove l’azienda rispetto a questo problema? La The Coca-Cola Company tendenzialmente produce solo sciroppi e concentrati, che poi vengono venduti a della imprese di imbottigliamento più o meno dipendenti da essa, le quali si occupano del completamento del ciclo produttivo, realizzando e distribuendo il prodotto finito [8].
    Questi imbottigliatori sono sparsi un po’ ovunque per i 5 continenti, anche in Paesi socialmente e politicamente molto complessi, come la Colombia; qui, nell’ambito di una guerra a bassa intensità portata avanti dallo Stato con l’appoggio di truppe paramilitari, dal 1996 gli stabilimenti della Panamco, ( proprietà dal 5/2003 della Coca-Cola FEMSA, la principale azienda di imbottigliamento dell’America Latina che, a sua volta, è detenuta per il 30,6% dalla The Coca-Cola Company [9]) sono stati teatro di una intensa repressione antisindacale operata dai paramilitari contro esponenti del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell’Industria Alimentare (SINALTRAINAL) e i loro familiari [10]. Inoltre, secondo la denuncia presentata dallo stesso sindacato alla Corte Federale degli Stati Uniti d’America nel marzo 2001, negli stabilimenti della Bebidas y Alimentos di Urabà (impresa imbottigliatrice indipendente che, come tante altre, ha stipulato con la multinazionale di Atlanta un Bottle Agreement che determina le condizioni di manifattura e vendita dei prodotti finiti [11], vincolando strettamente una serie di fattori che vanno dalla qualità del prodotto alle relazioni sindacali [12]) dall’anno 1992 al 2001 è stata messa in atto una massiccia strategia antisindacale che è arrivata all’omicidio di alcuni esponenti del SINALTRAINAL stesso [13].
    Nel complesso, stando alle accuse rivolte dal sindacato colombiano alla The Coca-Cola Company, dal 1990 al 2008 negli stabilimenti di imbottigliamento legati alla multinazionale sono stati uccisi 12 leaders sindacali e un manager filosindacale, a cui vanno aggiunte le ripetute violenze e intimidazioni nei confronti degli iscritti al sindacato e delle loro famiglie [14]; esaurite senza successo le vie legali in Colombia, nel Luglio 2003 il SINALTRAINAL ha lanciato una campagna mondiale di boicottaggio sui prodotti della The Coca-Cola Company [15] che, in Italia, ha dato impulso alla nascita dalla RE.BO.C (Rete Boicottaggio Coca-Cola)[16]. A tutt’oggi, la spirale di violenza contro i sindacalisti colombiani e i loro familiari non si è ancora fermata [17].

    Sempre per rimanere in tema di esigenze produttive, si nota facilmente che, per produrre una lattina di Coca-Cola, è richiesta una certa quantità d’acqua; la soluzione più comoda a tale necessità è quella di appoggiarsi alle risorse idriche del luogo in cui è impiantato lo stabilimento di produzione: una mossa assolutamente non neutra, che può avere delle pesanti ricadute sul territorio.
    Solo per fare un esempio, nella regione del Kerala, in India, il prelievo continuo dell’acqua dal 1998 ha provocato un progressivo prosciugamento delle falde acquifere, a cui si è accompagnato l’inquinamento delle stesse dovuto al lavaggio delle bottiglie, con danni pesantissimi per l’agricoltura e per i contadini del luogo. Davanti a questo stato di cose, nel 2002 un movimento popolare appoggiato dalle istituzioni locali ha cominciato una campagna di protesta nonviolenta che è riuscita ad ottenere nel 2003 un’importante vittoria: di fronte all’Alta Corte del Kerala è stato riconosciuto alla comunità locale il diritto di controllare il processo di sfruttamento dell’acqua messo in atto dallo stabilimento Coca-Cola del luogo; più recentemente, una commissione d’inchiesta voluta dal governo del Kerala è giunta alla conclusione che la The Coca-Cola Company deve risarcire allo stato indiano circa 352 milioni di euro per danni ambientali e alla salute [18].

    Killer-Coke by Latuff (http://latuff2.deviantart.com/)

    Killer-Coke by Latuff (http://latuff2.deviantart.com/)

    Queste poche righe sono solo uno spunto da inquadrare all’interno di una riflessione più generale sul consumo e sul ruolo che questo ha nel mondo contemporaneo. Consapevoli del fatto che consumare non è qualcosa di neutro, ma un atto profondamente politico sul quale si impernia la nostra società[19], come ¡Mosquito! abbiamo sviluppato una serie di percorsi di sensibilizzazione alla questione Coca-Cola, per informare e fornire alcuni strumenti critici sull’argomento e per appoggiare concretamente la campagna di boicottaggio dei prodotti della The Coca-Cola Company lanciata dal SINALTRAINAL qui in Italia.
    Il 2006 è l’anno delle Olimpiadi Invernali di Torino, e la Coca-Cola è uno degli sponsor principali; nel dicembre 2005, approfittando del passaggio del tedoforo e della fiaccola olimpica quale momento di maggior visibilità per il rilancio della campagna di boicottaggio, un insieme di realtà politiche pisane (fra cui anche i futuri membri di ¡Mosquito!) ha dato luogo ad un momento di contestazione nei confronti della multinazionale di Atlanta. Un’iniziativa che si inserisce all’interno di una serie si azioni organizzate in tutta Italia [20] per denunciare il ruolo della The Coca-Cola Company rispetto alla situazione colombiana, e la più generale operazione di greenwashing che essa mette in atto per apparire sensibile e attenta ai problemi del pianeta e delle persone, quando invece è da considerare parte e causa di tali problemi, piuttosto che una soluzione.
    Dopo la contestazione abbiamo aderito come ¡Mosquito! alla rete RE.BO.C e dato vita a 2 momenti di discussione (giugno e ottobre 2006), entrambi intitolati “Dr.Coca e Mr.Cola – dall’immagine allo sfruttamento”, volti ad analizzare il fenomeno Coca-Cola da più punti di vista: partendo dal concetto di brand quale elemento ormai indispensabile nella dimensione pubblica e “visibile” di una grossa multinazionale, si è cercato di scavare più a fondo, alla ricerca dei significati simbolici associati ad esso, per valutarne le influenze sui nostri stili di vita; a ciò sono seguite delle riflessioni su ciò che c’è dietro l’immagine creata dalla marca: una dimensione concreta fatta di sfruttamento e violenza sull’ambiente e sull’uomo (India e Colombia sono solo due esempi).
    Qui e qui si trovano i materiali che abbiamo prodotto per cercare di illustrare i due volti della multinazionale di Atlanta, il modo “pulito” con cui si rivolge ai consumatori e quello con cui si pone rispetto ai lavoratori e ai territori nei quali produce…usateli pure liberamente e diffondeteli!

    Altre iniziative a breve…

[1] http://www.coca-colaitalia.it/engagements.aspx
[2] Cfr. http://www.coca-colaitalia.it/advstory.aspx
[3] In Italia la The Coca-Cola Company è presente coi seguenti marchi: Aquarius, Beverly,
BonAqua, Burn, Cappy, Coca-Cola, Fanta, Illy, Kinley, Lilia Emotion, Nestea, Sprite, Powerade,
Minue Maid, Felicia, Lilia, Solaria, Sveva, Toka, Vivien cfr. Centro Nuovo Modello di Sviluppo,
Guida al Consumo Critico, EMI 2008, p. 267
[4] Cfr. http://www.coca-colaitalia.it/history.aspx
[5] Cfr. http://www.thecoca-colacompany.com/dynamic/press_center/All-
Entries/66961/press_kit_video.html

[6] Cfr. http://www.coca-colaitalia.it/activelifestyles.aspx
[7] Cfr. http://www.impreseallasbarra.org/index.php/Coca-Cola
[8] Cfr. Rapporto Annuale Coca-Cola 2010, p. 3 http://www.thecoca-colacompany.com/investors/form_10K_2010.html
[9] Cfr. http://www.coca-colafemsa.com/femsa/web/conteudo_en.asp?conta=44&id=73210&tipo=27616&idioma=1 e http://www.coca-colafemsa.com/kof/ABOUT/ENG/indexabout_eng.htm
[10] Cfr. RE.BO.C, Dossier Colombia, p. 32
(http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/dossier.html) e http://www.laborrights.org/end-
violence-against-trade-unions/colombia/news/11391

[11] Cfr. Rapporto Annuale Coca-Cola 2010, pp. 9-10
[12] Cfr. OPPIDUM, Rapporto Indipendente sulla The Coca-Cola Company, p. 35
(http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/COCACOLA_scheda.pdf)
[13] Cfr. RE.BO.C, cit., pp. 22-29
[14] Cfr. Centro Nuovo Modello di Sviluppo, cit., p. 271 e, in generale
http://www.sinaltrainal.org/index.php?option=com_content&task=category&sectionid=4&id=13&Itemid=34
[15] Campagna che continua tutt’ora, cfr. http://www.sinaltrainal.org
[16] cfr. http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/iniziative/nodi/NODI%20LOCALI.pdf
[17] http://www.sinaltrainal.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1806&Itemid=1
[18] Cfr. OPPIDUM, cit., pp. 36-38, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, cit., pp. 269-270 e
http://www.ilmanifesto.it/attualita/terra-terra/manip2pz/4ba8fe332fe6f/manip2r1/coca%20cola/
[19] Cfr. Jean Baudrillard, La società dei consumi, Il Mulino 2008, p. 83 e Centro Nuovo Modello
di Sviluppo cit., p. 11.
[20] http://it.wikipedia.org/wiki/Fiamma_olimpica_dei_XX_Giochi_olimpici_invernali#Contestazioni

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Boicotta OMSA!

Comunicato stampa del Comitato 30 Novembre

Boicotta OmsaOMSA (della multinazionale Golden Lady) delocalizza in Serbia e licenzia 350 lavoratori di cui 320 donne!
BOICOTTA OMSA E TUTTI I MARCHI DELLA GOLDEN LADY!!!

Tra meno di 2 mesi, il 12 marzo, il calzificio Omsa di Faenza (del gruppo Golden Lady, proprietario anche dei marchi Sisì, Philippe Martignon, Filodoro, Hue, Arwa) chiuderà lasciando a casa 350 lavoratori, di cui 320 donne. Le calze del noto marchio saranno prodotte in Serbia, dove la Golden Lady ha già due fabbriche e dove le buste paga sono molto più basse che in Italia. In più lo stato serbo aggiunge sgravi fiscali tra i 5.000 e i 10.000€ annui per ogni posto di lavoro creato.

Per Omsa e Golden Lady non esiste nessun rischio fallimento: si tratta di una delocalizzazione della produzione – in Italia cassa integrazione e licenziamenti, in Serbia l’aumento da 1500 a 1900 dipendenti – che nulla ha a che vedere con la crisi, ma che serve ad aumentare i profitti dell’azienda.

I nomi di alcuni dei licenziati dalla OMSA attaccati alla vetrina del punto vendita

I nomi di alcuni dei licenziati dalla OMSA attaccati alla vetrina del punto vendita

Il caso OMSA dimostra che è la ricerca del massimo profitto, senza alcun limite, che produce disoccupazione e precarietà. Ma dalla crisi non si esce riducendo salari e diritti e mettendo in competizione i lavoratori italiani con quelli di altri stati dove i salari sono più bassi. Distruggere lo Stato Sociale, rendere precari milioni di lavoratori, concentrare la ricchezza in poche mani, permettere le delocalizzazioni e lasciare mano libera alla finanza non farà che aggravare la situazione: sono le stesse scelte economiche che ci hanno portato alla crisi.

E’ ormai chiaro che la “crisi” è usata a pretesto per favorire i guadagni di multinazionali, banche e finanza, mentre si impongono sacrifici a lavoratori, pensionati e giovani. Tutto questo in nome della “solidarietà” nazionale e attraverso il Governo Monti, appoggiato da tutte le principali forze politiche presenti in parlamento.

Il presidio di boicottaggio contro la OMSA organizzato dal Coordinamento 30 Novembre

Il presidio di boicottaggio contro la OMSA organizzato dal Coordinamento 30 Novembre

Esiste una alternativa percorribile per uscire dal questa crisi permanente: ridistribuire la ricchezza verso chi negli ultimi decenni si è impoverito, investire in uno Stato Sociale di qualità, nell’istruzione e nella ricerca pubblica, ripensare ad uno sviluppo che sappia rispettare l’ambiente e che crei occupazione stabile e non più precaria. Le risorse ci sono: sono in tasca al 10% della popolazione che possiede il 49% di tutte le ricchezze del paese!

In solidarietà alle lavoratrici OMSA di Faenza e per difendere i diritti di chi lavora,
fai sentire con un gesto concreto la tua voce contro chi punta solo ad aumentare
i propri profitti licenziando e delocalizzando le produzioni all’estero:

NON COMPRARE PRODOTTI
Omsa – Golden Lady – Sisì – Philippe Martignon – Filodoro – Hue – Arwa

Coordinamento 30 novembre
coordinamento30nov[at]ahoo.it

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Vogliamo risposte sul parco urbano

cisa nello alla ricerca del parco perduto

cisa nello alla ricerca del parco perduto

Dopo la recente iniziativa natalizia (letterine appese all’albero di Natale comunale) con cui i cittadini pisani hanno chiesto in regalo al sindaco la realizzazione di un’ampia zona averde a Cisanello, continuano le sorprese legate allavicenda del parco urbano.

Apprendiamo dalla stampa che la Stella Maris sarebbe interessata a spostare le sue strutture proprio nella zona del parco, tra via Cisanello evia Bargagna.

A questo punto occorrerebbe a nostro avviso, nell’interesse di tutti, che gli amministratori facessero chiarezza in merito a quali reali esigenze ruotano intorno a quell’area.

Anche lo spostamento della Stella Maris, che pur appare assolutamente logico vistala vicinanza con il nuovo polo ospedaliero di Cisanello, presenta infatti qualche aspetto poco chiaro.

Nellavariante urbanistica approvata nel 2009, infatti, si era prospettata la possibilità di inserirla all’interno del vicino complesso in costruzione “Parco delle Torri” (Scheda norma 7.4), salvo poi ripensarci a cose fatte e cancellare tutto con una determina del 23 Luglio 2010.

È lecito chiedere il perché di questa indecisione, e in ogni caso si potrebbe fare una verifica di spazi alternativi a quelli del parco di Cisanello.

Ritornando alle recenti notizie, si dice anche che qualcosa andrà costruito (anche oltre la Stella Maris) perché la Provincia deve rientrare della spesa di circa 4 milioni sostenuta perl’acquisto dei terreni: fare chiarezza su questa cifra è importante, perché determinala quantità di edificazione “necessaria” a rientrare nell’investimento. Leggendo l’ultimo bilancio, queilo al 31/12/2010, della”Immobiliare Pisa2001 Srl”, società controllata dalla Provincia di Pisa e proprietaria dell’area, i terreni sul quale dovrebbe nascere il Parco sono computati alla voce rimanenze con un valore di 1.616.301 euro.

A cosa sono dovuti i 2,4 milioni di euro necessari ad arrivare ai suddetti 4 milioni?

Chiediamo quindi alla Provincia di Pisa, nell’ottica della trasparenza e della partecipazione, di informare i cittadini delle reali spese sostenute per l’acquisto dei terreni e di come si pensa di pareggiare il bilancio salvaguardando la destinazione pubblica dell’area.

Sottolineiamo anche che a nostro avviso la Provincia potrebbe decidere di investire delle proprie risorse (in questo caso già spese, quindi rinunciando a recuperarle per intero) nella realizzazione di un grande parco urbano perla città, si tratterebbe di una spesa a beneficio di tutti i cittadini, non certo di uno spreco.

Chiediamo infine un maggiore sforzo da parte di Comune e Provincia per aprire la discussione sulle scelte che verranno fatte su quei terreni alla città, e di istituire un apposito percorso di partecipazione con lafinalità specificadi individuare la migliore soluzione possibile e le linee guida di progettazione del nuovo parco urbano.

Legambiente Pisa
Lipu Pisa
Mosquito
Salviamo l’acquedotto mediceo Tino Brignetti
Wwf Pisa

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